Donna con la Sindrome di Down fa un grandioso discorso all’ONU
Sindrome Down
Una donna di 21 anni con la Sindrome di Down, a marzo, ha esposto una fervente supplica alle Nazioni Unite contro l’uccisione dei neonati con la sua sindrome.
Charlotte (Charlie) Fien ha paragonato il crescente genocidio dei bambini Down ai programmi di eutanasia nazista del 1930.
“Non sto soffrendo”, ha detto Fien all’organo ONU a Ginevra.
“Non sono malata. E nessuno dei miei amici che ha la Sindrome di Down sta soffrendo. Viviamo vite felici”.
“Abbiamo solamente un cromosoma in più”, ha aggiunto.
“Siamo ancora esseri umani. Non siamo mostri. Non abbiate paura di noi… Per favore, non cercate di ucciderci tutti”.
I delegati delle Nazioni Unite hanno risposto dandole una standing ovation.
Il viaggio di Fien alle Nazioni Unite è iniziato quando ha visto un documentario BBC del 2016 intitolato: “Un Mondo Senza Sindrome di Down”.
E’ rimasta così turbata che ha scritto un discorso contro il pre-screening e lo ha mandato alla Camera dei Lord della Gran Bretagna.
Il discorso è stato inoltrato al Comitato dei Diritti Umani alle Nazioni Unite e, Fien, è stata invitata a parlare a Ginevra, alla vigilia della Giornata Mondiale della Sindrome di Down 2017.
Il documentario della BBC ha esplorato la scienza e l’etica dietro un nuovo “screening test prenatale non invasivo” (NIPT) che può rilevare fino al 98,6% di bambini con trisomia 21.
I precedenti test diagnosticavano la Sindrome di Down con solo l’80% di accuratezza.
Per ottenere un quadro più chiaro, le donne incinta dovevano rischiare l’amniocentesi, la quale comporta un lieve rischio di aborto spontaneo.
Il NIPT, che consiste solamente in un’analisi del sangue, è disponibile dal 2011.
Il test può essere effettuato quando le donne sono incinta di sole 10 settimane.
Dal 2012, il 100% dei bambini islandesi con la Sindrome di Down è stato abortito.
Dal 2014, il 98% delle donne danesi incinta di bambini a cui è stata diagnosticata la Sindrome di Down ha scelto l’aborto.
Nella Gran Bretagna, dove Fien è nata, la cifra è del 90%.
Il dottor Jérôme Lejeune (1926–1994), ha scoperto la causa cromosomica della Sindrome di Down nel 1959.
Sperava che ciò avrebbe cancellato il marchio attorno alla condizione, perché la gente a quel tempo credeva che fosse causata dalla sifilide materna.
A orrore di Lejeune, questa ricerca è stata usata non per aiutare le persone affette da Sindrome di Down, ma per ucciderle nell’utero.
Ha chiamato il disagio del mondo con la gente affetta da Sindrome di Down “razzismo cromosomico”.
Lejeune era un cattolico solido e avversario dell’aborto, prestava servizio come Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
La sua causa di canonizzazione nella Chiesa Cattolica è in corso, con la Chiesa che lo definisce “servo di Dio”.
Testo del discorso di Fien:
“Buon pomeriggio, il mio nome è Charlotte Helen Fien.
Ho 21 anni e ho la Sindrome di Down.
Nel 1940, i Nazisti decisero di disfarsi di tutte le persone disabili: più di 200.000 individui disabili sono stati uccisi, inclusi molti bambini con la Sindrome di Down.
Oggi, sta accadendo la stessa cosa.
Un test che controlla la presenza della Sindrome di Down, viene utilizzato per debellare (uccidere) tutti i bambini con la Sindrome di Down.
In Islanda, Danimarca e Cina non un solo bambino con la Sindrome di Down viene alla luce da molti anni. PARECCHI ANNI.
L’obbiettivo è cancellare le persone con la Sindrome di Down nel futuro.
Questo mi fa arrabbiare e mi rende molto triste.
Io ho la Sindrome di Down. Non sto soffrendo. Non sono malata.
E nemmeno nessuno dei miei amici che ha la Sindrome di Down sta soffrendo.
Viviamo tutti vite felici.
Andiamo al pub, andiamo a cena a casa della mia amica Aimee, abbiamo fidanzati, facciamo programmi e stabiliamo obbiettivi per il futuro!
Abbiamo solamente un cromosoma in più, siamo ancora esseri umani.
Non siamo mostri. Non abbiate paura di noi.
Siamo persone con differenti capacità e forza.
Non provate pena per me, la mia vita è eccezionale!
I miei obbiettivi sono trovare un lavoro che amo, amo il golf e mi piacerebbe insegnare ai bambini a giocarci.
Gioco a golf da quando avevo 6 anni.
Un giorno voglio avere una vita indipendente e mantenermi col mio lavoro.
Già viaggio da sola in diversi posti, anche all’estero.
Non abbiate paura di me e non sentitevi dispiaciuti per me.
Sono proprio come voi, ma in modo differente.
Ho un cromosoma in più ma non mi impedisce di godermi la vita.
Per favore, non cercate di ucciderci tutti.
Non consentite questo test.
Se lo consentirete non sarete migliori dei Nazisti che uccisero 200.000 persone disabili.
Ho il diritto di vivere e così la gente come me”.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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