Gli scienziati hanno meditato sulla meditazione e il risultato è preoccupante
Sulla meditazione: non ci sono prove a sostegno delle affermazioni dei poteri di guarigione della meditazione
“Gli scienziati hanno meditato sulla meditazione e il risultato è preoccupante”. Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Scientific American e tradotto per il blog.
Come si definisce quando si tenta di meditare, ma non si può smettere di pensare alla meditazione? Meta-meditazione.
Medito su e “giù”, soprattutto “giù” – ok quasi interamente “giù” – da quando avevo 20 anni, quando ho imparato lo yoga Kundalini (che ha una componente di meditazione). Mi sono anche cimentato nella Mindfulness, lo Zen e la meditazione trascendentale. Sono un tipo nervoso quindi medito principalmente per calmarmi, ma non molto a lungo. Se la meditazione non funziona, mi fermo perché sto perdendo tempo. Se funziona mi fermo perché non ne sento più il bisogno.
Inoltre, la meditazione mi fa sentire virtuoso, come mangiare cavoli o guidare la mia Prius, ma mi rende anche impaziente. Continuo a pensare a cose che invece preferirei fare, come guardare “Orange is the New Black”, giocare a hockey o schiacciare un pisolino.
Oppure scrivere qualcosa di irriverente sulla meditazione. Perché ultimamente, quando medito, continuo a rimuginare sulle cose che mi preoccupano della meditazione. Cerco di lasciare andare queste cose, come piccole nubi che vagano nel cielo della mia mente, ma non ci riesco. Mi seccano. Così ho deciso di scrivere di esse. Trovo che la scrittura critica sia terapeutica.
Il problema “Promozione”
Secondo una stima, quasi il 10% degli americani ha provato la meditazione. La meditazione “è diventata virale”, riporta il Los Angeles Times. Harvard Business Review osserva che “la mindfulness è vicino a diventare status symbol nel mondo degli affari”.
Questo non è sorprendente, visto quanto i media hanno evidenziato i benefici della meditazione. Guardate i report più recenti su 60 Minutes, Time, Washington Post, New York Times, Huffington Post, The New Yorker e Scientific American. Opposizioni scettiche, come ad esempio questo pezzo sul The Guardian, sono relativamente rare.
Forbes decanta studi che stanno “venendo fuori quasi ogni settimana per illustrare qualche nuovo beneficio della meditazione. O, piuttosto, qualche antico vantaggio che si sta confermando solo ora con fMRI e EEG”. La meditazione può presumibilmente trattare tutto ciò che ci affligge, tra cui l’ansia, la depressione, la dipendenza, l’insonnia, lo stress, le malattie cardiache, i disturbi alimentari, il dolore cronico, il cancro, l’AIDS, anche la senescenza!
Il problema “Effetto Lealtà”
La ricerca sulla meditazione è afflitta da alcuni degli stessi problemi legati alla ricerca sulla psicoterapia. Proprio come i ricercatori in psicoterapia tendono a trovare prove a sostegno della variante che loro prediligono, così fanno i ricercatori sulla meditazione. In altre parole, sono soggetti a pregiudizi di conferma, o ciò che il ricercatore in psicoterapia Lester Luborsky ha chiamato “effetto lealtà”.
I ricercatori che segnalano benefici dalla Meditazione Trascendentale tendono ad essere praticanti della Meditazione Trascendentale. Lo psicologo Richard Davidson, che ha co-scritto un articolo sui benefici della meditazione per Scientific American lo scorso autunno, è un meditatore.
In un’ottima analisi del 2014, la Johns Hopkins University Evidence-Based Practice Center ha esaminato 17.801 documenti sulla meditazione e ha trovato 41 studi relativamente di alta qualità che coinvolgono 2.993 soggetti. Di questi 41 studi, solo 10 avevano un “basso rischio di pregiudizio”, secondo il team della Johns Hopkins. In altre parole, anche gli studi più attenti, per la maggior parte, sono eseguiti e interpretati in modo da favorire risultati positivi.
Il problema “Uccello Dodo”
L’analisi della Johns Hopkins conclude che i programmi di meditazione “riducono le molteplici dimensioni negative dello stress psicologico.” Suona bene, giusto? Ma leggete attentamente l’articolo. I presunti benefici sono scarsi da moderare, e non vi è alcuna prova che i programmi di meditazione “sono stati migliori di qualsiasi terapia specifica con cui sono stati confrontati”, compreso l’esercizio fisico, il rilassamento muscolare e la terapia cognitivo-comportamentale.
Questa scoperta suggerisce che la meditazione, come la psicoterapia, si conforma al “verdetto uccello Dodo”. Lo Psicologo Saul Rosenzweig ha coniato questa espressione nel 1930 per descrivere il fatto che tutte le psicoterapie sembravano essere più o meno efficaci, o inefficaci, allo stesso modo. Il termine deriva da un episodio in “Alice nel paese delle meraviglie” dove l’Uccello Dodo dice ai personaggi che avevano appena fatto una corsa, “Ognuno ha vinto, e tutti devono avere premi!”.
(continua)
John Horgan (direttore del Centro Scritture Scientifiche presso l’Istituto di Tecnologia Stevens, Hoboken, New Jersey)
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