Manifesto blasfemo su Gesù in croce
Manifesto blasfemo e il giudice si fa una risata
Forse qualcuno ricorderà il manifesto blasfemo, pubblicato sui social network, che apparve due anni fa per pubblicizzare la festa del “Venerdì credici”; festa organizzata dal noto circolo omosessuale del Cassero, legato all’arcigay (e convenzionato col comune di Bologna, manco a dirsi).
Ripropongo le immagini, chiedendo perdono ai lettori. Ma non possiamo tacere!
Allora si alzò la protesta vibrante del cardinale di Bologna Carlo Caffarra contro il manifesto blasfemo in un comunicato dalle parole dure e forti.
«Le fotografie della serata “Venerdì credici” al Cassero di Bologna sono un insulto di inarrivata bassezza e di diabolica perfidia a Cristo in Croce. Non si era ancora giunti a un tale disprezzo della religione cristiana e di chi la professa da irridere, tramite l’abominevole volgarità dell’immagine, persino la morte di Gesù sulla Croce.
Addolora, ma non stupisce, costatare con che dispiegamento di forze si cerca di far passare l’idea che il cristianesimo e il cattolicesimo in particolare, siano i nemici della libertà, delle giuste rivendicazioni, del progresso scientifico, della laicità, della democrazia.
Persecuzione feroce
Ogni ideologia che non riesce a farsi alleata la Chiesa, la perseguita ferocemente; sia uccidendo i cristiani, sia insultando ciò che essi hanno di più caro. E vede giusto: in una Chiesa fedele al Vangelo non troverebbe mai l’appoggio incondizionato e cieco, di cui ogni menzogna ha bisogno per sopravvivere. Che dire poi del tempismo che vede in contemporanea il teatrino del Cassero profanare il dramma del Calvario e sulle sponde del Mediterraneo la demolizione delle croci e di ogni simbolo cristiano dalle chiese assaltate dall’ISIS?
Quando si invoca la libertà di espressione a giustificazione della libertà di insulto, c’è da chiedersi se sia prossima la fine della democrazia. E ci si domanda a che titolo l’Istituzione comunale possa concedere in uso gratuito ambienti pubblici a gruppi che li utilizzano per farne luogo di insulto e di dileggio».
Oltre alle proteste, alcuni consiglieri comunali presentarono denuncia in procura per l’indecente spettacolo posto in essere dal Cassero.
Due anni dopo, tutto risolto
Sono passati due anni, cari amici; ed ora si viene a sapere che il PM di Bologna ha chiesto l’archiviazione del caso. Secondo il PM, infatti, non si tratta di vilipendio o blasfemia, bensì (leggete bene, sono testuali parole!!!) “espressione, in forme certo criticabili per la qualità dei contenuti umoristico-satirici, delle istanze culturali e sociali promosse dall’associazione”. Avete letto bene? Della serie: è solo una burla, una vignetta umoristica. Quindi, aggiungo io, tanto vale farsi una bella risata.
In realtà, allora l’arcigay non la presentò come satira, dichiarando che “il conflitto tra comunità Lgbt e la parte politicizzata dei cattolici preesiste alla nostra festa e alle famigerate immagini. Questo è un dato indispensabile per comprendere perché una persona omosessuale decida di dissacrare o irridere un simbolo religioso. Quel gesto rappresenta una liberazione rispetto a un simbolo che quelle persone percepiscono come oppressivo”.
La Croce di Gesù sarebbe un simbolo oppressivo per il cristiano? Se questo è ciò che hanno capito del cristianesimo…
Ma una cosa anche noi l’abbiamo capita. A Gesù, alla Chiesa, al cristiano si può fare di tutto; tutto è lecito; le offese, gli insulti, il vilipendio, la blasfemia non sono altro che uno scherzo ove farsi una buona risata. Parola di PM.
Giovanni
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