Furto sacrilego di ostie consacrate
Hanno rubato il Signore, sottratte ostie consacrate
Un grave furto di ostie consacrate è avvenuto nella Chiesa di Santa Chiara a Ferrara, definito da Mons. Luigi Negri (Arcivescovo di Ferrara-Comacchio) vile, blasfemo e sacrilego.
“Devo portare a conoscenza di ciascuno di voi e dell’intera comunità della Diocesi di un fatto gravissimo che si è compiuto in questi ultimi giorni.
Da una chiesa è stato sottratto vilmente, blasfemamente, sacrilegamente una pisside piena di Ostie Consacrate. Allo stato attuale non si sa nulla di queste Ostie, anche se personalmente penso che possono essere fatte anche le peggiori ipotesi.
Ho perduto la pace
Ci è stato sottratto il Corpo del Signore e in queste ore io ho perduto la pace; era una Eucaristia validamente consacrata, perché fatta in comunione col vescovo. E ogni Eucaristia esprime in maniera singolarissima la paternità del vescovo. Non si può celebrare validamente l’Eucaristia in una diocesi senza essere in comunione col vescovo e quindi il vescovo si sente custode del corpo del Signore.
Nel dolore di queste ore mi veniva continuamente in mente di chiedergli: Dove sei, o Signore? Dove è finito il tuo Corpo?
Quel corpo che, come ci ha insegnato la tradizione della Chiesa, è presente in ogni particola consacrata; anzi il Concilio di Trento aggiunge «in ogni frammento della particola consacrata». Perché hai permesso che ti perdessimo?
Rinnoviamo le nostre preghiere alla Vergine delle Grazie, perché ci tolga da questa terribile condizione e restituisca il nostro Signore a noi.
Il dolore più grande
Sono vecchio e andato, dicono a Milano. Ma vi assicuro che il dolore di questi giorni è superiore a tutti i dolori che una persona può aver provato nei lutti della sua vita, perché colpisce il cuore della mia presenza di pastore. Preghiamo dunque la Madonna delle grazie perché ci aiuti.
Voglio ricordare a tutti i sacerdoti, e lo chiarirò anche in un messaggio in cui indicherò anche i momenti dei gesti penitenziali che debbono essere fatti, cominciando dalla chiesa in cui questo è avvenuto: siate rigorosi nella custodia del Santissimo Sacramento, custoditelo in un luogo più che sicuro. Sottraetelo a coloro che si servono dell’offesa al suo Corpo per offendere l’intera Chiesa.
Siate forti, siamo forti e viviamo questa prova con tanta fierezza nel nostro cuore e con tanta devozione e il Signore abbia misericordia di noi”.
Il furto di ostie consacrate è fenomeno purtroppo in espansione. Dietro le “peggiori ipotesi” l’ombra del satanismo.
Ci lasciamo rubare Cristo dal mondo
Una Messa di Riparazione è stata celebrata alcuni giorni dopo.
“…C’è stato sottratto questo. Ma forse, lasciatemelo dire, questa è l’immagine di un altro lasciarci rubare Cristo che caratterizza la nostra vita di tutti i giorni e per cui non c’è bisogno che venga qualcun’altro dall’esterno a rubarci Cristo, perché ce lo lasciamo rubare dal mondo. La mentalità mondana ci sottrae Cristo e si sostituisce a Lui come fondamento della nostra coscienza e del nostro cuore. Noi non ci accorgiamo che ci lasciamo rubare Cristo e lo sostituiamo con un’idolatria momentanea: benessere, egoismo, successo, potere e quant’altro.
Il nostro peccato
Questa è una fila d’illusioni rovinose su cui si attarda tanto tempo anche la coscienza cristiana. Quindi siamo qui per dire al Signore «ci siamo lasciati rubare la Tua presenza». E ce la lasciamo rubare dal mondo tutti i giorni. Ecco, questo è il nostro peccato; questa è la ragione per cui siamo qui a dire, secondo l’immagine straordinaria del figliol prodigo, «Padre ho peccato contro il cielo e contro di te» (Lc 15,21).
Siamo qui, dunque, per dire Signore perdonaci; ma chiedere perdono a Dio vuol dire chiedere che il Signore risusciti in noi la fede; chiedere al Signore che lo spazio di questo vuoto – che in questa settimana è stato anche fisico perché qui non c’era più l’Eucaristia – sia colmato dalla sua presenza…”.
Ci uniamo con la nostra piccola preghiera a riparare il sacrilegio. Chiediamo perdono per quanto poco amiamo Gesù Eucarestia, per quanto poca sia la nostra fede.
Giovanni
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