Dare Dio alle anime è la carità più grande
L’offerta delle proprie sofferenze sull’esempio di Giacinta
Dare Dio alle anime perché non si perdano in eterno
Non si può amare Dio che non si vede se non si ama il fratello che si vede. Questa è una verità biblica, scritta da san Giovanni nella prima lettera. Ed è anche logica, indubitabile: dire rivolti al Cielo “Signore, ti amo”, non costa nulla; mentre amare la persona ingombrante che ti sta davanti esige sforzi notevoli, a volte eroici, una vera morte di sé.
Tuttavia, è pensabile amare Gesù e non rivolgergli mai un pensiero di vero amore? Non un gesto al povero, pensando di giungere a Lui; non un atto mediato verso una creatura, pur sapendo indubitabilmente che il gesto arriverà al Cuore di Cristo e sarà “registrato” come atto d’amore. Posso io dire di amare il mio amico Giancarlo o la mia amica Elena se non rivolgo mai loro direttamente una parola? Se non faccio mai loro un sorriso, ma li raggiungo solo tramite interposte persone o telegrammi?
L’esempio di Giacinta
La piccola Giacinta di Fatima, ora beata, aveva un senso molto vivo del Cristo; aveva un rapporto assai diretto con Lui. Tra la fine delle apparizioni della Vergine e la propria morte, avvenuta dopo solo due anni e mezzo dopo, ella non fece atti di carità verso il prossimo se non quelli di offrire le sue sofferenze e i sacrifici. Cadde infatti subito malata, e non potè a lungo continuare la sua vita normale di bambina che accudiva alle poche pecore della famiglia.
Faceva molti fioretti e penitenze volontarie, ma soprattutto soffrì molto per la malattia che la portò alla tomba, per la quale fu anche operata all’ospedale; la ferita che le fu aperta sul fianco la fece soffrire davvero molto.
Ebbene, ella era contenta di poter dare a Gesù quella prova e si rivolgeva a Lui direttamente: “Oggi sarai molto contento, Gesù – diceva alla sera – perché ho sofferto molto, ho salvato con te tante anime”.
Giacinta aveva questa consapevolezza, perché gliela aveva detta la Madonna. “Tante anime vanno all’Inferno perché nessuno prega e si sacrifica per loro”. “Dunque – ragionò con ferrea logica la bambina – se io soffro o offro la mia sofferenza posso far sì che alcune, o anche tante, anime non vadano all’Inferno”.
Dare Dio alle anime per la loro salvezza
Dio non vuole che soffriamo, ma che amiamo. La Madonna aveva fatto capire che la carità più grande è dare Dio alle anime, far sì che non si perdano eternamente. Si gettò nell’impresa con cuore di bambina, e amò il suo Gesù colpendo diritto del Cuore.
Tisbita
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