Pokémon Go e perdi la vita, anche quella eterna
Ma giocare a Pokémon Go
fa bene o fa male?
Il fenomeno Pokémon Go? Credo di essermi distratta parecchio in questo periodo. Le figlie a casa in vacanza per tre mesi non ne vogliono sapere di andare ai campi solari; passano la giornata ripetendomi: “Mi annoio, non so cosa fare!“. Il mio cervello va in tilt. Penso sia stata questa “nenia” a non farmi rendere conto di cosa accadesse intorno a noi a causa dei Pokémon Go.
i Pokémon sono mostri tascabili
Allora questa mattina ho fatto una “ricerchina” sull’argomento e alla fine mi sono trovata con 20 pagine web aperte sull’argomento. Chi sono i Pokémon? Per chi, come me, si fosse sintonizzato solo ora sull’argomento, provo a tracciare un rapido identikit. I Pokémon sono mostri tascabili (traduzione letteraria del nome), piccole creature immaginarie, inventate nel 1996 dall’informatico giapponese Satoshi Tajiri. Alcuni di loro hanno il nome di demoni; tutti possiedono la parola bell, contrazione di Baal o Beel, abbreviazione di Beelzebul.
Nati come videogioco per piccole consolle portatili, possono essere trovati, catturati, e allenati in modo da farli combattere tra loro per divertimento. Sono piaciuti parecchio e in breve tempo sono diventati carte da gioco, cartoni animati, giocattoli, manga… Ci sarebbe molto da dire su questi mostriciattoli. Ma per questa volta mi limiterò ad osservare la novità, ovvero la “realtà aumentata” e la app Pokémon Go.
Cosa è cambiato dal primordiale gioco su consolle? Come allora bisogna dare la caccia ai mostriciattoli. Solo che questi sono posizionati da un algorimo nella “realtà” reale e visibili grazie al sensore del proprio smartphone.
Ecco spiegato il motivo di tanti “zombie” che girano a piedi, in motorino, in tram, in auto con gli occhi incollati al cellulare. Stanno cercando i Pokémon!
Risultato? Epidemia (ripeto ho 20 pagine aperte, ma giusto per farmi un’idea, se le aprissi tutte sarebbero mooolte di più) di ragazzi che girano, vagano, a tutte le ore del giorno e della notte in attesa che sul proprio smartphone compaia l’immagine del mostriciattolo.
questo gioco aiuterebbe a combattere la depressione
Vabbè e che male fanno? Vari studi sull’argomento affermano che fanno bene!
Perchè così ci si alza dal divano e si combatte l’obesità. Che come sappiamo, è una spina nel fianco per gli americani, ma non solo.
Poi questo gioco aiuterebbe a combattere la depressione (altra spina nel fianco), perchè mentre si gioca il corpo rilascia endorfine, il cervello viene gratificato, impara quanto può essere piacevole il movimento; sei motivato ad uscire di casa.
Inoltre aiuterebbe anche la socializzazione. Una volta catturati, i Pokémon vanno usati insieme ad altri giocatori. In molte città si creano così occasioni di incontro e aggregazione.
Ottimo! Non fa una piega. Quasi quasi inizio la caccia pure io, non voglio mica rinunciare a tutti questi vantaggi: snella, di buon umore e con un sacco di amici.
Sicuramente chi trae un vantaggio da questa mania è la Nintendo, che ha visto il valore delle sue azioni crescere del 50% dai primi giorni di luglio, quando la app è stata ufficialmente lanciata.
la nascita dei ragazzi-zombie
Fine dell’articolo? No. Perchè ora dobbiamo vedere gli effetti collaterali che vi accennavo sopra, cioè la nascita dei “ragazzi-zombie”.
Infatti è allarme “smartphone walking”. Questo fenomeno coinvolge un “esercito” di mobile-dipendenti che mettono a serio rischio la loro incolumità poiché passeggiano o guidano con la testa china.
Secondo dei ricercatori americani queste persone sono degli “zombie” che spesso si scontrano contro cose o persone il 61% delle volte in più rispetto al normale.
e ora un occhio alla cronaca
Nel mondo virtuale le differenze di età sono annullate. La geolocalizzazione, necessaria per giocare, espone i piccoli giocatori a non pochi pericoli, primo fra tutti l’adescamento da parte di adulti malintenzionati, con gli scopi più diversi, dalla rapina all’abuso sessuale. Si insinuano, infatti, sempre di più i fenomeni dell’adescamento online e della pedofilia.
Nello Stato del Missouri pochi giorni fa, grazie all’applicazione, quattro rapinatori armati hanno attirato in una zona isolata 11 adolescenti e li hanno derubati.
A Baltimora, nel Maryland, un giovane americano, alla guida della sua vettura, è andato a sbattere contro un’auto della polizia parcheggiata a bordo strada. Il motivo? Stava cercando di acchiappare un Pokémon.
In Campania un giovane di 25 anni insieme ad un amico ha perso il controllo della vettura ed è finito fuori strada. Fortunatamente, non ci sono stati danni fisici. Ai passanti che gli chiedevano come avesse fatto a perdere il controllo dell’auto, il giovane ha risposto che aveva il cellulare in mano, giocava a Pokémon Go e ne aveva individuato uno da catturare.
ha rischiato di perdere il suo bambino
A Gladstone, in Missouri, Kaitlyn Shelton, 18enne incinta, ha rischiato di perdere il suo bambino dopo essere stata investita mentre si aggirava a caccia di “animaletti” con un gruppo di amici.
A Palm Coast, in Florida un 16enne e un 19enne, sono andati in piena notte a caccia di Pokémon fuori da una villetta. Il padrone di casa ha pensato si trattasse di malintenzionati e ha aperto il fuoco. Miracolosamente illesi i ragazzi, sforacchiata l’auto.
Un 14enne di Giulianova (Teramo) è stato investito da un’auto mentre, in bicicletta, cercava di catturare un mostriciattolo.
inseguiva un Pokémon
Nel Nolano, invece, una trentenne è stata travolta da un’automobilista che, mentre guidava, inseguiva un Pokémon.
In Bosnia, gli utenti sono stati invitati a evitare i campi minati, poichè si avventuravano in tali zone altamente rischiose solo per catturare i Pokémon.
E, purtroppo, si potrebbe continuare.
potremmo paragonare l’effetto a un’allucinazione
Riporto alcuni pareri pubblicati su Avvenire.it e sul Siracusanews. Il primo è di Margherita Spagnuolo Lobb, psicoterapeuta. «Il gioco richiede a chi lo usa di concentrarsi totalmente su quella che, pur essendo definita “realtà aumentata”, è di fatto realtà virtuale, lasciando momentaneamente il contatto con la realtà attuale».
Ecco perché, da tutto il mondo, giungono notizie di persone che compiono azioni avventate mentre sono completamente immersi nel gioco. Un ragazzo francese è entrato in una base militare in Indonesia; un turista tedesco ha scavalcato la recinzione entrando di notte nel Colosseo; due ragazzi canadesi hanno sconfinato negli Usa e sono stati arrestati; una 19enne è stata sorpresa mentre guidava contromano a Firenze; un bambino russo è caduto da un balcone di un hotel in Tunisia.
«Il pericolo è dato dall’abbandono dei confini della realtà per vivere una realtà parallela, che consiste in una percezione non reale dentro un mondo reale. L’effetto è ancor più sfacciato di quello di una sbornia (durante la quale la percezione è offuscata dai fumi dell’alcool): potremmo paragonarlo a un’allucinazione (…)».
non hanno più la capacità di tenere conto dei limiti reali
Il secondo parere è del direttore dell’Istituto di Gestalt HCC Italy che paragona l’app alla grande diffusione dell’LSD negli anni Settanta: «(…)L’allucinazione data dall’immersione nella realtà aumentata di Pokémon Go, è un’esperienza singola e personale; e quando il giocatore vi è immerso non ha accanto nessuno che lo protegga dai pericoli del mondo reale. Questo gioco, a differenza dell’Lsd, non è dannoso da un punto di vista biologico, ma sociale. I cacciatori di Pokémon non sono indeboliti da sostanze psicotrope; hanno il pieno possesso delle proprie facoltà fisiche; ma non hanno più la capacità di tenere conto dei limiti reali del contesto in cui giocano».
Pokémon perfino sulla bara
Infine leggiamo le parole del vescovo di Noto, Staglianò. In questi giorni ha avviato una personale battaglia contro l´app dei Pokémon Go, diventati per molti giovani quasi un’ossessione.
Staglianò si è scagliato infatti contro l’applicazione e i suoi programmatori che hanno disseminato, persino nel seminario vescovile e di fronte alla famosa cattedrale, simbolo della città, i Pokestop, una sorta di palestra dove ci si allena per far crescere i Pokémon. Ma ho letto che neppure il Museo della Shoah di Los Angeles, il Memoriale dell’11 settembre di New York, l’ex campo di concentramento di Auschwitz, il Museo dell’Olocausto di Washington, e come vedete nella foto anche un funerale, siano stati risparmiati dai programmatori.
Dichiara il vescovo: «I giovani devono dedicarsi a chi sta male, ai poveri, agli ultimi. Non hanno bisogno di vivere nel virtuale. L’app sta alienando migliaia e migliaia di giovani; crea una realtà parallela in cui si divertono a catturare in giro i mostri tascabili secondo una regia totalitaria e dove manca la partecipazione attiva e cosciente. È incredibile, hanno mappato il mondo creando un’altra realtà in cui il tempo comunque scorre e lo si sottrae alle cose importanti. Si cerchi invece chi vive nel dolore e nelle difficoltà».
Ha ragione il vescovo di Noto. Non è tanto l’incidente che mi preoccupa (beh, anche), mi spaventa di più il vero rischio che si corre. Perchè scopo del male è sempre lo stesso: soggiogare le menti e renderle incapaci di pensare, di vedere. Per poi farle proprie per l’eternità.
Poveri i nostri giovani, i più attaccati dal demonio (insieme alle famiglie); anche attraverso degli apparentemente innocui “mostrini”, il male continua la sua instancabile e tremenda missione. Quella di volerli schiavi, automi, mentre essi sono invece chiamati da Dio a cose grandi.
Sabina
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