Suicidio giovanile la strage silenziosa
Suicidio giovanile del corpo e dell’anima
Suicidio giovanile, tre tragedie lo stesso giorno
Una ragazza di 17 anni, in macchina col padre, apre la portiera dell’auto in corsa. Si slaccia la cintura di sicurezza e si lancia sull’asfalto. Oltre al violento impatto sull’asfalto, viene travolta da un tir perdendo la vita (Milano, 13 febbraio 2017).
Un ragazzo di 16 anni, fermato la mattina fuori da scuola con 10 grammi di hashish. Confessa di averne anche a casa. Durante l’accertamento di routine della Guardia di Finanza a casa davanti ai genitori, si alza, raggiunge un’altra stanza e si getta dal terzo piano, morendo prima dell’arrivo in ospedale dell’ambulanza (Genova, 13 febbraio 2017).
Un ragazzo di 22 anni avrebbe dovuto laurearsi in questi giorni in Ingegneria, almeno così aveva detto a parenti e amici. La festa di laurea era pronta, insieme ai festeggiamenti. Ma era tutto falso. E il giovane, probabilmente distrutto dal rimorso, si è gettato sotto un treno in corsa perdendo la vita. Un controllo del libretto universitario ha chiarito la verità (Ferrara, 13 febbraio 2017).
Suicidio giovanile: “La faccio finita”
I volti apparentemente sereni, ma dentro un senso di oppressione incontrollabile, un’infelicità profonda, la necessità di fuggire alla vita, un disagio generazionale senza precedenti. E’ dura indagare sulle cause che portano al suicidio giovanile. Perché sono tante, troppe e tutte profonde.
La personalità dell’adolescente: un’identità incompiuta e fragile, la carenza dello sviluppo morale, la carenza di una sana dimensione relazionale.
La famiglia: la mancanza di equilibrio fra le mura di casa, gli elementi conflittuali e l’incapacità di risolverli. La mancanza di ascolto reciproco. La mancanza di comunicazione.
La società: concentrazione su pseudo valori e conseguimento di benessere e successo. Esasperata ricerca di bisogni insostenibili con conseguente frustrazione e vuoto esistenziale. Il giudizio di coetanei può portare all’emarginazione. E tale sofferenza può sfociare in atti impulsivi e drammatici. Non seguire il gruppo richiede un’autostima e una forza interiore che oggi i giovani non possiedono. Le conseguenze sono i fenomeni di bullismo e cyberbullismo che possono anche portare drammaticamente al suicidio giovanile: appesi a una corda, investiti dal treno, lanciati dalle finestre, tagliandosi le vene nel silenzio della propria camera.
Suicidio giovanile, istintivo o a lungo premeditato.
E poi la droga, l’alcool, lo sballo senza freni, le famiglie distrutte, la depressione.
Adamo, dove sei?
Manca Dio. E Dio chiama i suoi figli: “Ma il Signore chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?»”. E Dio piange i suoi figli. Il grido di Dio Padre!
Manca Dio, manca Gesù, perché Gesù è l’unica via d’uscita alla sofferenza e alla disperazione. Non esiste disperazione che Gesù non possa guarire.
Satana invece è “omicida fin dal da principio” (Gv 8,44). E vuole trascinare l’anima alla morte, rubare la speranza. E suggellare la morte come via d’uscita. Ma la via d’uscita è Gesù, non la morte. “Io son venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
Abbiamo tolto Dio dalle case e dalle scuole, dalle famiglie e dalle amicizie, dalle piazze e dai cuori. Abbiamo nascosto i tabernacoli nelle chiese. Stiamo costruendo una società contro Dio, un mondocontro Dio, contro la vita, contro le leggi naturali che Dio ha donato all’uomo.
“Adamo, dove sei?”. Il suicidio giovanile, la strage silenziosa: giovani con la morte nel corpo e nell’anima. Forse anche perché abbiamo voluto fare a meno di Dio.
Giovanni
PS: Potrebbe anche aiutarci la rilettura di un bell’articolo del Tisbita: Dare Dio alle anime
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