Il sequestro di Samuel Okwuidegbe salvato dalla preghiera
In questo articolo oggi vi parlo del sequestro di Samuel Okwuidegbe, un sacerdote gesuita che lui stesso ha condiviso la cruda storia di questa terribile esperienza da parte di estremisti nigeriani che lo hanno picchiato, torturato e minacciato di bruciarlo “come una capra legata”. Da questa esperienza è rimasto in vita solo grazie alla preghiera.
Il giorno 18 aprile, P. Okwuidegbe (ironia della sorte) aveva detto scherzando alle suore del Cuore Immacolato di Maria, durante un ritiro spirituale “Assicuratevi che nessuno vi sequestri”.
Nemmeno a farlo apposta, un gruppo di uomini armati di fucili AK47 bloccò P. Samuele nella sua auto e lo tirarono fuori con la forza. Fu davvero terribile, dice il gesuita.
Padre Samuel continua il suo racconto dicendo: ho camminato nella giungla circa otto ore fino a che non si è fatto buio.
Nella sua confusione e paura cominciò a chiedersi: “Perché Dio, perché? Perché questo è accaduto a me?”.
Dopo che i rapitori lo spogliarono di tutto quello che aveva addosso, compreso il suo rosario, lo hanno picchiato e legato mani e piedi con una corda come un agnello prima di essere ucciso. A questo punto il gesuita continua a raccontare dicendo: Mi hanno tolto la tonaca e la camicia, mi hanno buttato per terra e iniziato a colpirmi con i loro fucili. Poi hanno messo una pezza sotto al mio naso … Sentivo l’odore della paraffina; e uno di loro gridò: ‘Stiamo andando a bruciarlo vivo!’ ”
Di fronte alla minaccia, ha detto il sacerdote, “ho cominciato a pregare in silenzio”. Ho detto; ‘Dio, mi affido a Te, Ti affido il mio spirito” e mi sono rassegnato accettando la mia sorte.
In quell’istante ho recitato ogni tipo di preghiera. Ho pregato a Sant’Ignazio, il rosario, ho invocato la divina misericordia ecc ecc. ad un certo punto ho iniziato a cantare una canzone del Ghana che dice: Dio, dimmi … Dio, dove sei? Improvvisamente questo canto ha riempito il mio cuore di speranza, di grande speranza…Passò un giorno, ed io ero ancora vivo ma le condizioni non erano cambiate, rimasi senza cibo e e senza acqua. (I rapitori intanto stavano studiando un riscatto per la mia libertà).
Sentivo però che c’erano persone che pregano per me, e questo mi dava speranza. Arrivò il Venerdì, il giorno limite per il pagamento del riscatto.
Quel riscatto fortunatamente avvenne e il sequestro di Samuel Okwuidegbe presto poteva diventare solo un brutto ricordo.
Padre Samuel infine ha affermato: “In tutto questo Dio mi ha fatto capire che non mi ha mai lasciato solo nella giungla. Dio ha ascoltato le mie preghiere ed era con me. Sono sicuro che se non avessi recitato tutte quelle preghiere, non sarei sopravvissuto. Il mio amore per la Compagnia di Gesù si è rafforzato. Quando arrivai all’Hekima College di Nairobi un giovane dallo Zimbabwe mi disse: “Abbiamo pregato per te!”
Il sequestro di Samuel Okwuidegbe non è l’unico episodio avvenuto in quelle terre. Infatti i sacerdoti continuano ad essere vittime di sequestri di persona. Questa testimonianza vuole raggiungere il Governo e la Chiesa affinchè la sua voce possa mettere fine a tutto questo.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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