Lettera aperta al Signor Nichi Vendola e parlamentari: il primo amore non si scorda mai.
di Maria Gabriella Belotti
Non sono nessuno e mi scuso se mi permetto, ma non posso rimanere indifferente a quanto appreso in questi giorni riguardo al figlio nato dal seme del compagno di Nichi Vendola. Le parlo in qualità di bambina orfana. Le parlo in qualità di una donna che non credeva all’esistenza di Dio, educata dalle cose del mondo e dalla legge dell’uomo. Non sapevo nulla della nostra vita spirituale, un giorno bussò alla mia porta, all’improvviso tutta la mia vita era da rifare.
Oggi parlo grazie a questa esperienza che vuole mettere in evidenza qualcosa che forse è sfuggito anche ai parlamentari e con delicatezza, senza insegnare nulla a nessuno, vorrei sottoporre alla vostra attenzione. E’ sempre bello sapere che una vita nasce, ma non le nego il mio pianto nel venire a conoscenza che a quella piccola creatura non sarà mai concesso il piacere di amare una madre naturale, è come se fosse rimasta orfana appena nata. So bene cosa significa essere orfani, so bene cosa significhi essere strappati da una madre e crescere con una sola figura che possa rappresentare il completamento della famiglia naturale.
So bene il vuoto che lascia questa assenza nella vita di un bambino. La famiglia nasce da Dio, e per chiamarsi padre e madre, bisogna avere quei requisiti che Dio ha dato per poterlo essere. Maschio e femmina, checchè ne dicano per i propri tornaconti, non potranno mai essere uguali. Dio ci ha creati ben distinti. L’uomo non potrà mai partorire e allattare un figlio, non avrà mai il latte dal seno e non potrà mai tenere e nutrire nel ventre un bambino, non avrà mai il ciclo mestruale. La donna non potrà mai avere il seme della procreazione in quanto è stato dato all’uomo. Uomo e donna uniti diventano tutt’uno e formano il completamento per dare inizio all’opera di Dio: creare la vita.
In questo modo al bambino vengono dati due genitori di diverso sesso, il bambino ha il seme di entrambi. Il bambino ha bisogno di entrambi per la sua crescita, di una famiglia che dia a lui tutto il fabbisogno naturale affettivo necessario. Quando sarà grande sarà lui a scegliere la sua vita, proprio come ha fatto lei che ha potuto scegliere. Questo bambino non ha potuto scegliere, gli viene imposto di vivere un modello di famiglia creata dall’uomo e che va contro quella creata da Dio, Colui che dovrebbe essere al centro di queste vicende in quanto Creatore della vita. Quel bambino è stato tessuto e nutrito nel ventre di una donna. Ha conosciuto e amato la madre prima di chiunque altra persona. Le è stata strappata, soffrirà sempre la sua assenza.
Il nome padre e madre ce lo ha dato Dio. Il quarto comandamento della sua legge ne è prova: “onora il padre e la madre”. Dio ci ha chiamati uomo e donna in quanto abbiamo attributi diversi proprio per la procreazione. Definirsi padre significa seguire ciò che Dio ha istituito, diversamente significa appropriarsi di un titolo. Forse qualcosa è sfuggito in questi tempi di grande confusione in cui si evince che l’anticristo non può più rimanere nascosto. Sostanzialmente l’ideologia gender e la Cirinnà, senza rendersene conto, non generano famiglie, ma bensì figli orfani senza famiglia, facendo prevalere la cultura del provvisorio.
Non è il numero che forma la famiglia, ma chi la compone.
Due persone non possono rappresentare la famiglia solo perché sono in due.
Persi la mamma in tenera età, mi venne strappata in un incidente in cui lei morì per salvare me. Sono cresciuta con la sola figura paterna. Nonostante fossi stata circondata dall’affetto di mio padre e delle mie sorelle e di chi si è occupato di me, tutte queste figure non hanno mai potuto cancellare il ricordo di essere stata nel ventre di mia madre; è lei che ho conosciuto per prima ed è lei che mi è mancata per tutta la mia vita. Con la sua morte nella nostra famiglia era calato il silenzio dell’amore materno.
Non ricordo mia madre fisicamente, ma l’avevo amata per primo; è lei che mi ha nutrita e cresciuta nel suo ventre. Il fatto che il cordone ombelicale sia stato tagliato non significa che ci siamo separate. Il suo sangue è nelle mie vene e questo non lo cancella nessuno. L’assenza di mia madre ha condizionato la mia crescita; mi sentivo diversa da tutti, perché a scuola vedevo le mamme aspettare i loro figli sul cancello della scuola. Quando andavo al lavoro le mie colleghe parlavano della loro mamma, io le ascoltavo ma soffrivo dentro.
Ho imparato a sorridere con un cuore ferito. Quando c’era la festa della mamma, parlavano dei loro preparativi per dimostrare a lei il loro amore. Feci la prima Comunione, poi la Cresima, al mio fianco avevo sempre un sostituto. Vedevo le mamme giocare con i loro figli, io non potevo avere tutta questa gioia. Era triste. Divenni grande e rifiutai tutte le feste, compleanni compresi. In tutte le grandi occasioni, tutti avevano papà e mamma, io no. Divenni adolescente. Mio padre morì nelle mie braccia, avevo 20 anni, quando rimasi completamente sola nel mondo. Quando nacqui, mio padre aveva 56 anni. Tutti mi chiedevano se era mio nonno, neppure quello mi era stato dato in quanto una generazione era saltata. Mia madre aveva 20 anni di meno di mio padre; e forse lui non si aspettava che lei morisse per prima.
Quando il bambino capirà che gli è stato negato il diritto di amare sua madre, comprenderà che gli è stata tolta pagandola, ci potrebbero essere conseguenze anche gravi nella sua psiche. Lo stesso vale per i single che vogliono adottare figli. Quando loro moriranno ci saranno figli soli e orfani, io sono una di questi. Rimasta sola era la società e la legge dell’uomo che educava la mia vita, alla fine, solo l’intervento di Dio mi ha salvata da tre tentativi di suicidio, ricostruendo tutto quanto perduto insieme a Lui.
Imporci una legge che toglie a noi il diritto di essere donna e uomo, padre e madre, per dare via ad sistema artificiale, togliendo a Dio ciò che è di Dio, all’uomo ciò che è dell’uomo, alla donna ciò che è della donna, ai figli ciò che è dei figli, non farà altro che andare contro natura e la natura si ribellerà perché in essa c’è Dio e Dio non lo obblighi a vivere come vogliamo noi. Per far sì che anche questo sistema abbia un nome si è ben pensato di cambiare alla famiglia naturale il nome, altrettanto all’uomo e donna. Vogliono dirci che siamo A e B, genitore uno e genitore due. Quello che è peggio, è che così facendo ci impongono di eliminare Dio dalla nostra vita, per seguire le opere dell’uomo, che senza Dio, mostra la sua incapacità nel gestire la vita.
“NO GRAZIE, HO SEGUITO LE LEGGI DELL’UOMO E HANNO DEVASTATO LA MIA VITA”.
Dio ci ha lasciati liberi dando a noi le sue leggi, per essere felici; mentre noi abbiamo creato con le nostre stesse mani l’infelicità, togliendoci da soli quanto ci è stato dato. Dopo tutto questo stravolgimento non rimane altro che chiederci ma chi siamo diventati senza Dio? Con Dio abbiamo avuto un nome, un titolo, un ruolo, avevamo tutto ma ora chi vogliamo diventare? La risposta ce la siamo data da soli: un numero e una sigla. Abbiamo creato con le nostre leggi i nostri dieci comandamenti contrastando quelli che Dio ci ha dato per vivere nella pace. Ora rimangono le conseguenze. Eliminando Dio, rimane il male e il male genera male in quanto è l’opposto dell’amore che è Dio.
Lasciando a noi il permesso di contrariare la sua legge, Dio prende voce e ci dice chi saremo senza di Lui. Diventeremo un numero, senza nome, senza un titolo, con un ruolo non definito ma provvisorio. Possiamo uccidere i nostri figli nel grembo materno con la legge dell’aborto, poi facciamo le inseminazioni artificiali per averli. Ecco come abbiamo usato il nostro libero arbitrio.
Dovrebbero tirare una riga sul quarto comandamento della legge di Dio, in quanto non avrebbe motivo di esistere: ”onora il padre e la madre”. Mettere una firma è facile ma bisogna calcolare anche le conseguenze. Questa non è la lotta per i diritti uguali, questa è l’eterna lotta fra bene e male che non può più rimanere nascosta; è davanti ai nostri occhi, ma noi non siamo più in grado di riconoscerla. La cosa è ancora più seria. In gioco c’è la nostra vita, la nostra anima.
Abbiamo cancellato la vita spirituale, ma essa non cessa di esistere perché noi abbiamo deciso di cancellarla dalla nostra vita. Fin dall’inizio della creazione lei è protagonista e continua nonostante l’uomo non voglia considerarla. Se essa non esistesse noi non potremmo esistere. Senza la materia prima che Dio ha creato per la nostra nutrizione, l’uomo morirebbe. La famiglia è importante e vivere da orfani è come perdere una gamba. Dio ha creato la vita, ma non ci ha abbandonati a noi stessi. Ci ha dato un manuale da seguire ma è rimasto fuori dai nostri cuori. La prima crisi è stata quella del cuore, il resto una conseguenza. Ringrazio per la vostra pazienza.
foto da http://www.sardegnasotterranea.org/
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