Accettare le umiliazioni per diventare umili
Accettare le umiliazioni
Per vedere se siamo veramente umili abbiamo bisogno degli altri
Altro modo per diventare umili è accettare le umiliazioni. Per vedere se siamo veramente umili occorre quindi essere in due, abbiamo bisogno degli altri.
Se io mi autoaccuso non faccio niente di speciale, anche perché ci credo fino ad un certo punto. Se dico di essere un buono a nulla, non succede nulla, ma se un altro mi dice che in effetti sono proprio un poco di buono, reagisco: “Come osi dire questo?”: Significa che non ci credevamo nemmeno noi.
San Giovanni Berchmans, gesuita, diceva: “Vita comune maxima pententia”. La vita in comune in convento o in un monastero è una grande grazia, per il sostegno che si danno i religiosi, ma può essere anche penitenza per le umiliazioni che il fratello, anche senza volerlo, ti infligge. Certe parole pungenti che ci umiliano ci ridanno la misura di noi stessi. Se Dio avesse altri mezzi per abbattere il nostro orgoglio, li userebbe. Egli non gode di vederci soffrire, ma se le umiliazioni di rendono veri e buoni, miti e piccoli, allora ricorre a questi mezzi per raggiungere il bene ultimo.
Cadere dal piedistallo
Le umiliazioni ci rendono umili perché ci fanno cadere dal piedistallo sul quale siamo saliti e amiamo restare per essere ammirati dagli uomini. Diceva un famoso storico commentando la distruzione delle statue dei dittatori ad ogni cambio di regime: “buttate giù le statue, ma lasciate il piedistallo: quello può sempre servire”.
Anche noi vi abbiamo un nostro piedistallo, e le umiliazioni pubbliche sono un ottimo mezzo della Provvidenza per distruggerlo.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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